Cultura

Esclusione. Parla Giancarlo Rovati. Povertà, in Italia l’anello debole è la famiglia

Il presidente della Commissione sull’esclusione sociale traccia il quadro delle situazioni a rischio. E dice: "Bisogna trasformare in legge il Libro bianco del Welfare".

di Paolo Manzo

Professore ordinario di sociologia, 56 anni, milanese doc (anche se, per 14 anni, ha insegnato a Genova), Giancarlo Rovati presiede dal giugno del 2002 la Cies, ovvero la Commissione d?indagine sull?esclusione sociale del ministero del Welfare. Di poche parole, poco incline alle telecamere, Vita è riuscito a intercettarlo. Molti gli spunti su cui vale la pena riflettere anticipando il febbraio 2005, quando la Cies presenterà il suo secondo rapporto sulla povertà in Italia. Vita: Dal suo osservatorio privilegiato, in Italia migliora o peggiora il quadro sulla povertà? Giancarlo Rovati: Per l?analisi statistica generale non abbiamo elementi per dire che la povertà aumenti. Cresce piuttosto la vulnerabilità e la paura di cadere in povertà, che non è da poco, perché determina più ansia. Vita: A cosa si deve? Rovati: A due fattori: la minor stabilità nei rapporti di lavoro e l?aumento della fragilità dei nuclei familiari. E, come ha sottolineato recentemente il Rapporto Caritas, le separazioni stanno diventando un fattore di rischio povertà, soprattutto per la parte debole. Se poi ci sono figli, sappiamo chi è la parte debole… Vita: Quali sono le categorie più a rischio? Rovati: Gli anziani e i minori. L?incidenza della povertà tra queste due categorie è al 15%, mentre la media italiana è attorno all?11. Vita: Come mai i minori? Rovati: Perché i bambini non sono autosufficienti e partecipano della buona o cattiva sorte dei loro genitori. Questo è un problema su cui non c?è un?attenzione adeguata in Italia, e che non può essere trattato indipendentemente dalle politiche familiari. Vita: Secondo lei, l?attuale governo fa abbastanza per combattere la povertà? Rovati: Non ci sono stati investimenti aggiuntivi. Vita: A suo avviso come mai? Rovati: Non per mancanza di volontà ma per una situazione della finanza pubblica piuttosto critica. È stata fatta una scelta: devolvere quasi interamente le risorse del Fondo per le politiche sociali alle Regioni. Il principio affermato nell?articolo 117 della Costituzione, per quanto riguarda il 2003 e 2004, è stato interamente rispettato: alle Regioni sono state date le risorse, dando loro la possibilità di svolgere una responsabilità esclusiva nel campo delle politiche sociali. Questo, però, pone un problema. Vita: Quale? Rovati: Che stiamo passando da un Welfare statale a un Welfare regionale, con il rischio che le tradizionali inefficienze delle singole Regioni si ripercuotano sui più deboli. Dove esiste una società civile forte, capace di reclamare un impegno nel settore delle politiche sociali, sarà più probabile che le Regioni siano attente. Dove questo non esiste, c?è il rischio che i fondi siano usati per le spese ordinarie della pubblica amministrazione… Vita: Come giudica l?idea di dare mille euro per il secondo figlio? Rovati: Sono stati due i Libri bianchi di cui s?è parlato molto: quello sul Welfare e quello sul lavoro. Il secondo s?è tradotto in legge, la legge 30, quello sul Welfare no. In quel Libro bianco era affermato un principio, dal punto di vista della tassazione, molto vicino al sistema francese: il sistema del quoziente familiare, assai migliore della legge sull?assegno per il secondo figlio? Vita: In cosa consiste il sistema del quoziente familiare? Rovati: Nel fatto che le tasse vadano rapportate al reddito familiare. Per cui non si tassa il reddito nominale, bensì quello della famiglia, diviso per i componenti. Questo è il sistema adottato in Francia, con effetti importanti sia in termini di tassazione, sia in termini di trasferimento dei redditi, perché laddove la famiglia è incapiente viene aiutata. Vita: Qualcosa di positivo è stato fatto? Rovati: L?unica nota positiva è stata l?introduzione di una ?no tax area?. Nella Finanziaria 2001 è stato introdotto il principio per cui chi ha un reddito inferiore ai 7.500 euro, non paga tasse. La proposta è di portare il limite a 10mila euro, ma non basta. Vita: Cosa manca? Rovati: Bisogna porre in legge il Libro bianco sul Welfare. Il che vuol dire politica della tassazione, politica dei servizi e politica d?incentivazione del non profit. La +Dai -Versi, per esempio, è un?ottima cosa perché, in un?epoca di contrazione delle risorse pubbliche, incentivare le donazioni diventa non solo una strada necessaria ma indifferibile. Vita: Cosa pensa della proposta Campiglio del voto indiretto dei minori, che Vita appoggia? Rovati: è realista: in un sistema democratico anche le risorse vanno dove ci sono i voti, e un modo per stimolare i politici a prestare attenzione alla famiglia è attribuire un voto più pesante a chi contribuisce in modo più sostanziale alla vita del Paese.


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